Obesità e soprappeso sono un fattore di rischio per molte malattie. Possono favorire lo sviluppo di pressione alta, malattie cardiache, diabete e possono causare difficoltà di respirazione.
Il peso ideale varia a seconda del sesso e dell´ossatura. Oggi viene usato l´Indice di Massa Corporea (IMC) che esprime i kg per metroquadro di superficie corporea. Questo indice viene calcolato dividendo il peso corporeo per il quadrato dell´altezza dell'individuo. Per esempio, nel caso di un uomo di 70 kg alto 1,70, si divide 70 kg per 1,70 x 1,70 (m) = 2,8900. L´indice è uguale a 24,221. L´indice è normale tra 18 e 25, sovrappeso sopra i 25, obesità sopra i 30.
Obesità e soprappeso sono un fattore di rischio per molte malattie. Possono favorire lo sviluppo di pressione alta, malattie cardiache, diabete e possono causare difficoltà di respirazione.
L'attività fisiologica dei capelli prevede una nascita, un periodo di crescita più o meno lungo ed infine la morte stessa del capello. In condizioni di normalità della matrice produttiva dei capelli, poco dopo la caduta di un capello se ne produce un altro che ricalcherà le orme del predecessore: questo andamento ciclico può verificarsi per tutta la vita dell'individuo. Nelle stagioni di transizione (autunno-primavera) la caduta dei capelli spesso aumenta perché l'uomo conserva una manifestazione ancestrale propria di altri mammiferi pelosi: la muta.
Nei periodi aprile-maggio e settembre-novembre infatti alcuni ormoni
L'attività fisiologica dei capelli prevede una nascita, un periodo di crescita più o meno lungo ed infine la morte stessa del capello. In condizioni di normalità della matrice produttiva dei capelli, poco dopo la caduta di un capello se ne produce un altro che ricalcherà le orme del predecessore: questo andamento ciclico può verificarsi per tutta la vita dell'individuo. Nelle stagioni di transizione (autunno-primavera) la caduta dei capelli spesso aumenta perché l'uomo conserva una manifestazione ancestrale propria di altri mammiferi pelosi: la muta.
Nei periodi aprile-maggio e settembre-novembre infatti alcuni ormoni, informati soprattutto dalle ore di luce, attivano un processo sincronizzato di caduta con un aumento del numero dei capelli che cadono. Si tratta di un fatto fisiologico che non è causa di calvizie definitiva. Anche condizioni psicofisiche difficili, soprattutto se prolungate, possono provocare un aumento della caduta dei capelli, talora anche molto pronunciato.
Fra le cause di queste condizioni si possono citare gli shock emotivi, i periodi di super-attività (studio, responsabilità professionali, difficoltà familiari, problemi di relazione, ecc.), attività sportive o professionali faticose e non associate a regimi alimentari compensativi, superlavoro e malattie debilitanti.
Intervenendo sulle cause del fenomeno e con trattamenti locali e, se necessario, generali adeguati è però possibile riportare le condizioni alla normalità in un tempo relativamente breve e con elevate probabilità di successo. Inoltre alcuni medicamenti hanno dimostrato di provocare una perdita di capelli ed in particolare alcune classi di antibiotici e gli antidepressivi che possono provocare l'ingresso di un alto numero di capelli in fase telogen, cioè di caduta .
In genere con la sospensione della terapia farmacologica il ciclo pilifero riprende un andamento normale, anche se è consigliabile "aiutare" i capelli con prodotti nutrienti e rinforzanti soprattutto se la malattia è stata debilitante. E' perciò normale che si riscontrino dei capelli sul pettine, sul cuscino e nel lavandino dopo il lavaggio. Quello che non è normale è che, in seguito alla caduta del capello non ne ricresca un altro o ne ricresca uno più assottigliato, di calibro e qualità inferiore.
In conclusione, specialmente in alcuni periodi, è opportuno prestare particolare attenzione nella scelta dello shampoo, così come alla frequenza dei lavaggi e, in particolari circostanze può essere utile ricorrere ad integratori alimentari specifici
Più che una singola malattia, la pollinosi andrebbe considerata come un gruppo di patologie che possono manifestarsi in persone allergiche quando queste vengono a contatto con il polline di diversi tipi di pianta. Principalmente si hanno manifestazioni a carico dell'apparato respiratorio, quali rinite su base allergica, tosse, fino all'insorgere di crisi di tipo asmatico; spesso questi disturbi vengono accompagnati da altri sintomi a carico degli occhi, con prurito e lacrimazione profusa (a volte irritante). Più raramente si verificano manifestazioni a carico della pelle o altri organi interni.
I pollini, essenziali per la fecondazione e la riproduzione nel mondo vegetale, vengono trasportati dall'aria e, a seconda delle dimensioni delle loro particelle, possono diffondersi nell'ambiente in modo più o meno ampio.
Nel caso degli alberi (soprattutto Cipressi, Olmi , Querce, Betulle, Pioppi e Aceri) si assiste a una stagionalità piuttosto costante nel verificarsi delle forme allergiche (stagionalità legata al periodo di fioritura che può avere una lunghezza variabile dalle due alle otto settimane, a seconda del tipo di pianta).
Anche molte piante erbacee (Graminacee e numerosissime altre erbe da fieno) sono responsabili di pollinosi, e in questo caso la diffusione dei pollini è generalmente più ampia a causa della minor dimensione delle particelle che possono essere così trasportate più facilmente dal vento.
Altre piante, responsabili di pollinosi, appartengono alle famiglie delle Composite o delle Orticacee; tra queste ultime la Parietaria risulta essere responsabile di numerosissime forme allergiche. La fioritura di questa pianta ( molto diffusa in tutta Italia, soprattutto al centro-sud ma anche in diverse aree della Pianura Padana) solitamente avviene a partire da luglio fino a ottobre inoltrato,ma condizioni climatiche particolarmente favorevoli possono prolungare tale periodo anche fino a una durata di 7-8 mesi. Si vengono in questo modo ad avere manifestazioni allergiche che, più che di stagionalità, assumono carattere di cronicità.
La cura di questi disturbi, sempre rigorosamente di competenza medica, può essere affrontata o con l'uso di farmaci ad azione sintomatica (antistaminici o, in caso di manifestazioni più accentuate, anche cortisonici) oppure sfruttando l'azione preventiva di medicinali a base di cromoglicato di sodio.
In alcuni casi (ma con probabilità di successo fortemente legate a fattori quale l'età del soggetto o il tipo di allergene responsabile del disturbo) si procede a cicli di desensibilizzazione mediante inoculazione sottocute dell'allergene individuato come fattore scatenante.
Da notare, infine, che in alcuni cibi sono presenti gli stessi allergeni dei pollini, per cui possono verificarsi "allergie crociate".
I soggetti allergici alle Graminacee possono avere reazione allergica nei confronti di pomodori, kiwi, angurie, agrumi, meloni; chi è allergico alle Urticacee deve evitare o limitare il consumo di meloni, ortica, gelso, basilico, ciliegie; coloro che sono allergici alle Composite possono avere allergia nei confronti di sedano, finocchi, carote, tarassaco, camomilla, cicoria, margarina, olio di girasole, pepe verde, miele; infine gli allergici alle Betullacee devono evitare albicocche, prugne, ciliegie, nespole, pere, mele, pesche, fragole, frutta secca, kiwi, prezzemolo, carote, finocchi e sedano.