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Il compito del sistema immunitario è quello di difendere l’organismo dai corpi estranei, come i batteri o i virus, che introducendovisi, possono provocare patologie. Chiamato antigene, questo elemento estraneo comporta una reazione immunologica. Ma, nel soggetto allergico, quest’ultima è particolare: nella persona allergica si opera infatti una reazione immunitaria rispetto a corpi estranei non infettivi, che prendono il nome di allergeni.

Alla base di ogni reazione immunologica vi è la sensibilizzazione. Quando l’organismo incontra per la prima volta un antigene (per esempio un batterio), non lo riconosce come appartenente a sé, e automaticamente mette in azione la macchina del sistema immunitario. L’antigene è dapprima ingerito da cellule specializzate, i macrofagi, che lo frazionano, poi presentano i suoi elementi attivi (immunogeni) ad altre cellule chiamate linfociti T. Questi ultimi hanno il compito di individuare la sua origine estranea e di scatenare la reazione immunitaria. Attraverso messaggeri chiamati linfochine ( per esempio le IgE) stimolano altri linfociti, i linfociti B, che reagiscono sia con le frazioni immunogene dell’antigene sia con le linfochine, per trasformarsi in cellule che sintetizzano degli anticorpi, i plasmociti. Tali anticorpi sono in grado di legarsi specificamente all’antigene.

Ecco spiegata molto brevemente l’immunità umorale, in cui gli anticorpi circolano negli “umori”, cioè nel sangue e nei liquidi che circondano cellule e tessuti. La reazione immunitaria globale è molto più complessa, poiché implica anche un’immunità cellulare alla quale partecipa una terza varietà di linfociti, i linfociti killer.

La fase di sensibilizzazione iniziale può durare da una a due settimane almeno, ma, nel caso dell’allergia, dura talvolta parecchi anni. Fino a che questo periodo non è del tutto trascorso, la persona non è in grado di reagire contro gli antigeni.

Tuttavia, il contatto con questi ultimi è conservato in “memoria” grazie a certi linfociti, permettendo così all’organismo una reazione di difesa molto più rapida, non appena si verifica un contatto ulteriore con l’antigene.

Nel caso delle allergie, però, la sensibilizzazione che riguarda solo alcuni soggetti detti atopici, differisce dal modello generale per varie ragioni. Le persone atopiche presentano una predisposizione congenita a reagire eccessivamente in risposta a piccole dosi di allergeni depositati sulle mucose, anche quando, di fatto, questi allergeni non presentano alcuna evidenza di pericolo per l’individuo ( peli di gatto o di cavallo, acari della polvere, pollini di platano o di graminacee…).

In caso di allergia, gli anticorpi sintetizzati dai plasmociti B, le IgE, si manifestano in modo specifico. E’ per questa ragione che vengono talvolta chiamati “anticorpi dell’allergia”. Mentre in una situazione di reazione immunitaria è normale sintetizzare piccole quantità di IgE, rintracciabili nel sangue, i soggetti atopici le sintetizzano in grandi quantità, anche mille volte di più dei soggetti normali! Un atopico può reagire a svariati allergeni, talvolta ad un grande numero. La sua capacità di reazione all’uno o all’altro è determinata dai suoi cromosomi; reagirà così ad un certo grano di polline e non ad un altro, al gatto ma non al coniglio. Quando un individuo ha cominciato a sintetizzare delle IgE contro un allergene, continua a farlo per mesi o per anni. D’altra parte, se c’è sensibilizzazione a un allergene, la sintesi di IgE si protrae per molto tempo, a causa della presenza dei linfociti “memoria”. Per questa ragione un bambino che ha sviluppato un’allergia (per esempio un’asma) ai peli del gatto, avrà delle IgE “antigatto” praticamente per tutta la vita. Un contatto eccessivo con questo animale parecchi anni dopo l’inizio della sua sensibilizzazione potrà scatenare una nuova crisi d’asma. Capita tuttavia che la risposta allergica sia completamente diversa: situandosi a livello della pelle e non delle mucose, può stimolare linfociti sensibili e non le IgE, come nel caso dell’eczema da contatto.

Dopo un primo incontro con qualsiasi allergene, l’organismo produce anticorpi; si dice allora che la persona è sensibilizzata a quell’allergene. Se si rimette in contatto con lo stesso allergene, la reazione allergica propriamente detta si produrrà solo dopo un lasso di tempo chiamato “fase di latenza”. Questo periodo dura, nell’allergico, da alcuni giorni a parecchi anni, poiché le dosi di allergeni che entrano in contatto con l’individuo sono estremamente ridotte. I contatti con i pollini, per esempio, sono discontinui, nell’ordine di poche settimane all’anno; questa è una ragione per cui l’allergia ai pollini inizia spesso dopo i cinque anni. La comparsa dell’allergia a certi animali può essere più rapida (da alcuni mesi a parecchi anni).

Quasi tutte le sostanze possono provocare allergie a qualche persona in qualche parte del mondo, ma quelle più comuni sono il polline delle piante, la polvere, certi metalli (specie il nichel), alcuni componenti dei cosmetici, la lanolina, il pelo di taluni animali, morsi e punture di insetti, alcuni farmaci anche molto comuni come l’aspirina o la penicillina, certi alimenti (specie fragole, uova e molluschi), certi addittivi come l’acido benzoico e l’anidride solforosa , e agenti chimici presenti in saponi e detersivi.

Non si conosce il motivo preciso per cui certe persone più di altre sono allergiche a determinate sostanze. Tuttavia le allergie sono comuni in alcune famiglie e si crede che i bambini non allattati al seno materno siano più predisposti a sviluppare allergie. Può esistere anche una causa emotiva; lo stress e la rabbia, specie quando il sistema immunitario è indebolito, diventano spesso fattori che contribuiscono all’insorgenza di allergie.

Molte persone sono allergiche alle muffe, le quali sono costituite da microscopici organismi viventi, né animali né insetti, che proliferano dove non è possibile altra forma di vita. Le muffe si trovano ovunque in casa: sotto il lavandino e nel bagno, in cantina, nel frigorifero e in ogni luogo umido e buio. Prosperano inoltre nell’aria, nel suolo, sulle foglie morte e su altri materiali organici. Possono essere distruttive ma anche benefiche se pensate che aiutano la fermentazione del formaggio, la fertilizzazione dei giardini, la decomposizione dei rifiuti e delle foglie a terra, oltre al fatto che la miracolosa penicillina deriva proprio dalle muffe. Le spore di muffa vengono trasportate dal vento e sono più numerose in estate e all’inizio dell’autunno. Nei climi caldi prosperano invece tutto l’anno. Tagliare l’erba, mietere il grano o camminare attraverso una alta vegetazione sono tutti comportamenti a rischio, come pure riparare un mobile antico. Eliminare la polvere dalla casa e usare un deumidificatore sono atti preventivi molto importanti, oltre ad utilizzare pitture antimuffa e pulire muri e mobilio con disinfettanti.

Negli ultimi anni si è anche sentito molto parlare di allergie e intolleranze alimentari. Attenzione però perché non sono la stessa cosa. Coloro che soffrono di intolleranza mancano di alcuni enzimi necessari  per la digestione, e quindi non scompongono l’alimento correttamente. L’alimento non digerito può entrare nel flusso sanguigno e causare una reazione. L’allergia ad un alimento si sviluppa invece quando la persona sviluppa una risposta degli anticorpi all’alimento ingerito. Alcuni alimenti possono provocare una reazione non appena masticati, e sono quindi facilmente identificabili ed eliminabili dalla dieta. Una reazione più tarda è più difficile da identificare. Molto spesso una tosse irritata o un prurito in gola sono spie di una sensibilità all’alimento.

Se sospettate di essere allergici ad un determinato elemento, un semplice test può aiutarvi a scoprire se avete una reazione allergica, ovvero misurando la pressione dopo aver consumato l’alimento in questione. Misurate la pressione e la frequenza cardiaca a riposo prima dell’ingestione e poi trascorsi venti minuti dall’assunzione. Un aumento superiore di 10 battiti al minuto può essere indicativo di una qualche reazione allergica, e così potrete o eliminare l’alimento dalla dieta o effettuare analisi approfondite più mirate. Attenzione anche all’assunzione di integratori o di fitoderivati… il fatto che siano farmaci o sostanze che fanno “bene” non li esclude dalla lista di possibili cause di allergia! Così come i fumatori che si scoprono allergici dovrebbero subito smettere di fumare. ( e anche se non sono allergici non sarebbe un male pensarci!)

La fitoterapia ha un ruolo non indifferente nei medicamenti antiallergici ma prima di presentarvi le sostanze più indicate al trattamento è opportuno sfatare un mito, ovvero il ruolo degli estratti di Ribes nigrum ampiamente utilizzato come gemmoderivato nell’automedicazione antiallergica o addirittura come farmaco cortison-like, come peraltro propagandato dalla stampa divulgativa e commerciale: non esiste alcuna documentazione scientifica che ne garantisca l’effetto e ne consigli l’utilizzo. La parte della pianta razionalmente utilizzabile a scopo antiallergico è costituita solo dall’olio estratto a freddo dai semi di Ribes, in relazione al loro contenuto di acidi grassi polinsaturi. (Firenzuoli,2000).

Similmente al Ribes, una pianta giapponese viene oggi molto studiata e utilizzata in fitoterapia: la Perilla frutescens Britt, pianta erbacea comune in Cina e introdotta solo successivamente in Giappone, che è utilizzata anche come ortaggio nell’alimentazione quotidiana di questi paesi. La medicina popolare orientale la utilizza come rimedio per la diarrea ma anche per l’influenza, l’anemia e le nevralgie. Le attuali conoscenze scientifiche consentono invece di usarla in particolare come fonte naturale di acidi grassi polinsaturi. I costituenti chimici isolati nelle foglie sono prevalentemente rappresentati da polifenoli ( in particolare flavoni e antociani), terpinoidi e un olio essenziale ricco in cariofillene, mentre nell’olio estratto dai semi si trovano molti acidi grassi polinsaturi, in particolare l’acido linoleico. Le attività farmacologiche dimostrate sono:

  • riduzione della flogosi allergica
  • inibizione della 5-lipossigenasi con riduzione della sintesi del              leucotriene C4 (LTC4)
  • inibizione della formazione di IgE
  • inibizione della produzione di alfa-Tumor Necrosis Factor
  • effetto antiossidante

Gli usi clinici hanno confermato il ruolo degli estratti di Perilla nel trattamento di molte patologie allergiche: dalla dermatite atopica all’asma bronchiale, alle malattie croniche intestinali. (Makino,2001 – Assida 1997). L’estratto di Perilla deve però essere esente da perillaldeide, potenziale costituente allergenizzante.

La Boswellia serrata, appartenente alla famiglia delle Burseraceae, è un albero originario dell’India, noto anche come “pianta dell’incenso”, dal quale per incisione si ricava una resina il cui estratto è molto popolare nella medicina ayurvedica, cioè nella medicina tradizionale indiana, come rimedio per il diabete, per la febbre e per diverse altre malattie.

La moderna ricerca occidentale ha evidenziato tuttavia nella resina della Boswellia una serie di sostanze, chiamate acidi boswellici, dotate di una particolare attività farmacologica, ampiamente dimostrata con esperimenti sia su animali che su uomini: infatti è in grado di inibire alcuni enzimi coinvolti in processi di infiammazione cronica tipica delle reazioni immunologiche ed allergiche. A differenza dei comuni FANS , gli acidi boswellici non interferiscono con la sintesi delle prostaglandine e non ne sono stati dimostrati effetti ulcerogeni.

In un recente trial clinico (Gupta,1998) condotto in doppio cieco contro placebo il 70% dei pazienti affetti da asma brochiale ha dimostrato un notevole miglioramento dei valori spirometrici e un decremento degli eosinofili.

Le indicazioni cliniche sono rappresentate dalla rinosinusite allergica e dall’asma bronchiale.

Attenzione però perché la resina può determinare riduzione dell’assorbimento intestinale di molti farmaci, per cui va sempre prescritta dal medico che monitorerà le posologie di eventuali farmaci associati e/o associabili.

La Liquirizia (Glycyrrhiza glabra), infine, da sempre apprezzata nell’industria dolciaria, è una pianta medicinale ben nota e ampiamente sfruttata in fitoterapia per le caratteristiche azioni emollienti e sedative della tosse tradizionalmente riconosciutele, dovute alla glicirizzina, una saponina ad azione mucolitica, antinfiammatoria e antireattiva (Akamatsu,1991). E’ sfruttabile anche in molte malattie dell’apparato digerente. Deve però essere sempre prescritta dal medico in quanto presenta diversi effetti collaterali e controindicazioni. Può essere razionalmente utilizzata nei soggetti allergici, in particolare in quelli già in terapia con cortisonici, allo scopo di ridurre il dosaggio. A scopo medicinale è raccomandabile l’utilizzo di estratto secco o di polvere, che oltrettutto possono fungere anche da veicolo per la somministrazione di oli essenziali per via orale.

Dr. Angelo Carli

 
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 Detrazioni Fiscali
Le informazioni sulle Detrazioni Fiscali offerte dalla Farmacia Cervino

La spesa per l'acquisto dei farmaci è deducibile o detraibile

Le norme fiscali prevedono alcune agevolazioni che consistono nella possibilità per il contribuente di dedurre dal reddito complessivo ovvero di  detrarre dall'imposta lorda, determinate somme, al fine di ridurre quanto dovuto al fisco. Tra queste rientrano le spese mediche, ossia le spese mediche e sanitarie di qualunque tipo (medico generiche, specialistiche, chirurgiche, medicinali, analisi, farmaci ecc).


La deduzione dal reddito complessivo è consentita, in particolare, ai soggetti portatori di handicap così come definiti dall'art. 3 della L. 5.2.1992, n. 104 (cioè coloro che presentano una minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, che è causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa e tale da determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione), indipendentemente dalla circostanza che fruiscano o meno dell'assegno di accompagnamento.
Rientrano fra tali soggetti anche coloro che, in presenza di minorazioni psichiche o fisiche, sono stati ritenuti invalidi dalle Commissioni mediche pubbliche ai fini del riconoscimento dell'invalidità civile, di lavoro e di guerra.


La detrazione dall'imposta lorda, al contrario, riguarda gli altri contribuenti che non presentino le condizioni di minorazione sopra indicate e che abbiano sostenuto spese mediche e/o sanitarie superiori a 129,11 euro.
Le spese fino a 129,11 euro non possono essere detratte (cosiddetta franchigia).
Per la quota superiore a 129,11 euro di spesa si ha diritto alla detrazione di imposta del 19%: per cui, ad esempio, se la spesa complessivamente sostenuta per l'acquisto di medicinali e/o medica è stata pari a 310 euro occorrerà sottrarre a tale spesa la franchigia e, quindi, applicare il 19% (es. 310-129,11= 180,89 x 19% = 34,37 euro). 


Dal 1° gennaio 2008 è necessario conservare lo scontrino fiscale "parlante"
L'Agenzia delle Entrate (circolare n. 30/E del 28.3.2008), ha ribadito che dal 1° gennaio 2008, ai fini della detrazione e/o deduzione, non potranno essere considerati validi documenti privi delle caratteristiche individuate dalla legge finanziaria 2007 (cosiddetto "scontrino fiscale parlante), pertanto:
per l'acquisto di medicinali, a richiesta del cliente, la farmacia ha l'obbligo di rilasciare fattura o scontrino fiscale "parlante" che contengano le seguenti indicazioni:
la natura del farmaco (la dicitura "farmaco" o "medicinale");
la qualità del farmaco (in pratica il nome del medicinale).


N.B. A seguito del provvedimento del Garante per la protezione dei dati personali del 29 aprile 2009, dal 1° gennaio 2010 lo scontrino parlante non dovrà più riportare lo specifico nome del farmaco bensì il codice alfanumerico dell'autorizzazione all'immissione in commercio (AIC).
la quantità dei beni acquistati (il numero delle confezioni acquistate);
il codice fiscale del destinatario ovvero del soggetto che dedurrà o detrarrà la relativa spesa o di altro componente del nucleo familiare che sia a carico del soggetto medesimo (se si acquistano medicinali per conto di altra persona, pertanto, dovrà essere indicato il codice fiscale di quest'ultima).

L'acquisto di integratori alimentari, anche se assunti su prescrizione medica, non dà diritto alla detrazione del 19%.
E' quanto ha stabilito l'Agenzia delle Entrate che, con risoluzione n. 256/E del 20 giugno 2008, evidenzia come l'etichettatura, la presentazione e la pubblicità degli integratori alimentari non attribuiscono agli stessi proprietà terapeutiche nè capacità di prevenzione o cura delle malattie umane.
Non essendo equiparabili ai medicinali, dunque, gli integratori alimentari non possono essere ammessi a beneficiare della detrazione d'imposta del 19% anche se acquistati dietro prescrizione medica.  
 

L'Agenzia delle Entrate ha, altresì, ritenuto non applicabile il beneficio della detrazione fiscale ai prodotti qualificabili come "parafarmaci".
In particolare, con risoluzione n. 396/E del 22 ottobre 2008, l'Agenzia ha escluso che i prodotti qualificabili come "parafarmaci" possano essere ricompresi nelle categorie "farmaco" o "medicinale", la cui dicitura deve comparire nello scontrino fiscale per beneficiare della detrazione fiscale. Nella stessa risoluzione, l'Agenzia ha stabilito che, tra i prodotti a base di erbe, rientrano nei benefici della detrazione fiscale solo quelli cui è autorizzata l'immissione al commercio da parte dell'Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco).

L'Agenzia delle Entrate (con risoluzione n. 156/E del 5 luglio 2007) ha precisato, infine, che lo scontrino "parlante" non viola la legge sulla Privacy in quanto i dati su oneri che danno diritto a detrazione sono forniti facoltativamente dal contribuente che intende avvalersi di benefici fiscali.
Il Codice in materia di protezione dei dati personali (Dlgs n. 196/2003), inoltre, inserisce l'Amministrazione finanziaria tra i soggetti pubblici autorizzati al trattamento dei "dati sensibili", tra i quali rientrano anche quelli idonei a rivelare lo stato di salute delle persone.
A conferma della irrilevanza di problematiche connesse alla Privacy, l'Agenzia delle Entrate ha fatto presente, peraltro, che la natura e la qualità dei medicinali emergono, per i farmaci soggetti a prescrizione, già dalla ricetta medica che il contribuente deve conservare e mostrare all'amministrazione finanziaria, qualora ne faccia richiesta, per fruire della detrazione o della deduzione per le spese sanitarie.

La tessera sanitaria facilita al farmacista il rilascio dello scontrino "parlante"

Per facilitare il compito del farmacista nell'inserire rapidamente, con il sistema ottico, il codice fiscale nel cosiddetto scontrino "parlante" è importante esibire la tessera sanitaria. Il Ministero della Salute, con nota del 15.01.2008, ha, comunque, precisato che, nel caso il cittadino non sia in grado di esibire la tessera sanitaria lo stesso potrà comunicare con altre modalità, anche verbali, il codice fiscale al farmacista che provvederà al rilascio dello scontrino parlante.
La Tessera Sanitaria è una tessera personale che contiene, oltre ai dati anagrafici e assistenziali, anche il codice fiscale e, pertanto, sostituisce il tesserino del codice fiscale rilasciato dall'Agenzia delle Entrate. In tale tessera il codice fiscale, leggibile come codice alfanumerico, è anche riportato sul "codice a barre" (bar-code) e sulla banda magnetica per consentirne la lettura ottica o digitale. 

La Tessera Sanitaria, dunque, sostituirà gradualmente il tesserino plastificato del codice fiscale per tutti i cittadini aventi diritto alle prestazioni del Servizio Sanitario Nazionale. 

La tessera sanitaria è valida sull'intero territorio nazionale ed è stata recapitata dall'Agenzia delle Entrate, a tutti gli aventi diritto, all'indirizzo di residenza risultante nella banca dati dell'Anagrafe Tributaria al momento della spedizione.
In caso di mancata ricezione è opportuno rivolgersi ad un Ufficio locale dell'Agenzia per verificare (ed eventualmente aggiornare) il proprio domicilio fiscale. Se la Tessera Sanitaria è stata smarrita o viene rubata (la qual cosa è sempre da dichiarare alla polizia di Stato), se ne può chiedere un duplicato ad un qualunque Ufficio locale dell'Agenzia delle Entrate. In alternativa, il duplicato si può richiedere:
via internet sul sito dell'Agenzia delle Entrate (www.agenziaentrate.it alla voce "Servizi" e quindi cliccando su "codice fiscale e tessera sanitaria");
oppure chiamando il servizio d'informazioni dell'Agenzia al numero telefonico 800030070.

 
   

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Allergie ed antiallergici naturali

   
 

 
 

Il compito del sistema immunitario è quello di difendere l’organismo dai corpi estranei, come i batteri o i virus, che introducendovisi, possono provocare patologie. Chiamato antigene, questo elemento estraneo comporta una reazione immunologica. Ma, nel soggetto allergico, quest’ultima è particolare: nella persona allergica si opera infatti una reazione immunitaria rispetto a corpi estranei non infettivi, che prendono il nome di allergeni.

Alla base di ogni reazione immunologica vi è la sensibilizzazione. Quando l’organismo incontra per la prima volta un antigene (per esempio un batterio), non lo riconosce come appartenente a sé, e automaticamente mette in azione la macchina del sistema immunitario. L’antigene è dapprima ingerito da cellule specializzate, i macrofagi, che lo frazionano, poi presentano i suoi elementi attivi (immunogeni) ad altre cellule chiamate linfociti T. Questi ultimi hanno il compito di individuare la sua origine estranea e di scatenare la reazione immunitaria. Attraverso messaggeri chiamati linfochine ( per esempio le IgE) stimolano altri linfociti, i linfociti B, che reagiscono sia con le frazioni immunogene dell’antigene sia con le linfochine, per trasformarsi in cellule che sintetizzano degli anticorpi, i plasmociti. Tali anticorpi sono in grado di legarsi specificamente all’antigene.

Ecco spiegata molto brevemente l’immunità umorale, in cui gli anticorpi circolano negli “umori”, cioè nel sangue e nei liquidi che circondano cellule e tessuti. La reazione immunitaria globale è molto più complessa, poiché implica anche un’immunità cellulare alla quale partecipa una terza varietà di linfociti, i linfociti killer.

La fase di sensibilizzazione iniziale può durare da una a due settimane almeno, ma, nel caso dell’allergia, dura talvolta parecchi anni. Fino a che questo periodo non è del tutto trascorso, la persona non è in grado di reagire contro gli antigeni.

Tuttavia, il contatto con questi ultimi è conservato in “memoria” grazie a certi linfociti, permettendo così all’organismo una reazione di difesa molto più rapida, non appena si verifica un contatto ulteriore con l’antigene.

Nel caso delle allergie, però, la sensibilizzazione che riguarda solo alcuni soggetti detti atopici, differisce dal modello generale per varie ragioni. Le persone atopiche presentano una predisposizione congenita a reagire eccessivamente in risposta a piccole dosi di allergeni depositati sulle mucose, anche quando, di fatto, questi allergeni non presentano alcuna evidenza di pericolo per l’individuo ( peli di gatto o di cavallo, acari della polvere, pollini di platano o di graminacee…).

In caso di allergia, gli anticorpi sintetizzati dai plasmociti B, le IgE, si manifestano in modo specifico. E’ per questa ragione che vengono talvolta chiamati “anticorpi dell’allergia”. Mentre in una situazione di reazione immunitaria è normale sintetizzare piccole quantità di IgE, rintracciabili nel sangue, i soggetti atopici le sintetizzano in grandi quantità, anche mille volte di più dei soggetti normali! Un atopico può reagire a svariati allergeni, talvolta ad un grande numero. La sua capacità di reazione all’uno o all’altro è determinata dai suoi cromosomi; reagirà così ad un certo grano di polline e non ad un altro, al gatto ma non al coniglio. Quando un individuo ha cominciato a sintetizzare delle IgE contro un allergene, continua a farlo per mesi o per anni. D’altra parte, se c’è sensibilizzazione a un allergene, la sintesi di IgE si protrae per molto tempo, a causa della presenza dei linfociti “memoria”. Per questa ragione un bambino che ha sviluppato un’allergia (per esempio un’asma) ai peli del gatto, avrà delle IgE “antigatto” praticamente per tutta la vita. Un contatto eccessivo con questo animale parecchi anni dopo l’inizio della sua sensibilizzazione potrà scatenare una nuova crisi d’asma. Capita tuttavia che la risposta allergica sia completamente diversa: situandosi a livello della pelle e non delle mucose, può stimolare linfociti sensibili e non le IgE, come nel caso dell’eczema da contatto.

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Dr. Angelo Carli

 
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